Cinque terre al collasso, petizione per contingentare turisti
Più belle di così e così fragili la natura non poteva farle tanto che, come nel mito, periodicamente cerca di distruggere tanta bellezza con frane e alluvioni, l’ultima devastante nel 2011. Ma le Cinque Terre non soffrono il vento che le percuote tutto l’anno né il mare che ha fatto loro paura nel 2011, quando l’alluvione e le trombe marine le hanno frustate fino a sfinirle. Hanno più paura di un turismo irresponsabile e divoratore, il turismo fast che passa e distrugge, quello maleducato che sporca e se ne va. 4 mila ettari di terra a strapiombo su un mare di zaffiro e 2 milioni e mezzo di turisti: insostenibile, dicono i residenti. Per il territorio e per chi ci vive. E così proprio un gruppo di cittadini ha fatto partire la petizione sul web. L’appello per salvare il patrimonio Unesco e Parco nazionale è chiaro: “Le Cinque Terre non possono sostenere il gran numero di turisti che stanno venendo nei villaggi. Il primo passo verso una soluzione è quella di controllare e limitare l’afflusso dei grandi gruppi”.
Sui social le lamentele dei residenti e all’indice la maleducazione dei crocieristi che “la fanno nei portoni come se gli atri delle case fossero wc”, che lasciano in giro “tonnellate di sudiciume” e che “non spendono un euro nei negozi”. Ma dal Porto di Spezia, dove attraccano le navi da crociera che portano turisti alle Cinque Terre, dicono che è l’effetto della celebrità e che incontri vengono organizzati per indicare le buone maniere a chi sceglie di visitare quel territorio speciale. L’assalto, paragonabile a quello di Venezia, quest’anno ha visto un +15% di arrivi. E i residenti accusano il Parco: “parla di limitare i flussi e vende biglietti senza limite, in un giorno a Vernazza 8 mila visitatori”. On line la richiesta è quella di firmare la petizione “in modo che il Parco Nazionale e i funzionari locali abbiano la prova che la comunità mondiale ha un forte interesse per la sopravvivenza di questi villaggi”. La risposta è stata immediata: sottoscrizioni da tutto il mondo, dal Canada a Los Angeles passando per la Norvegia.
I più arrabbiati sono i residenti: “Non vogliamo emigrare”, scrivono. “Per sensibilizzare le istituzioni alla nostra causa la petizione va bene – ha detto il presidente dell’Ente Parco Vittorio Alessandro – ma è necessario valorizzare tra i turisti quelli più responsabili. Abbiamo aderito alla carta europea del turismo sostenibile e ottenuto l’approvazione di Europe Park, porteremo il nostro progetto a Napoli dal 1 al 3 ottobre dove si tengono gli Stati generali del turismo sostenibile. Ma per affrontare questo problema abbiamo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tutti”.
Come quello dell’Autorità portuale. “Sono mesi che cerchiamo un incontro con l’authority – ha detto il sindaco di Riomaggiore Franca Cantrigliani -, è necessario sapere quando e quanti sono i crocieristi che scendono alle Cinque terre, per quanto tempo restano. Insomma dobbiamo avere più dati possibile”. Alessandro, che da presidente del Parco 5 Terre ha avuto l’idea di trasformare i turisti in viticoltori perché meglio possano apprezzare la bellezza e la difficoltà del lavoro in una vigna in verticale sul mare, pensa a un turismo che possa ‘restituire’ in parte la bellezza che riceve. In modo che chi viene alle 5 Terre in vacanza “possa capire questo territorio”. Una terra aspra, nata così per una bizza della natura che milioni di anni fa ha fatto scontrare le faglie geologiche toscane e quelle liguri creando così la magia di un territorio irripetibile.