Il Papa domenica alla sinagoga di Roma, terzo pontefice a visitarla
Terzo pontefice nella storia a visitare la Sinagoga di Roma: Papa Francesco domenica prossima, nel pomeriggio, sarà al Tempio Maggiore degli ebrei, dove troverà ad accoglierlo il rabbino capo Riccardo Di Segni. Jorge Mario Bergoglio segue così le orme di Giovanni Paolo II, il primo a entrare nella sinagoga romana il 13 aprile del 1986; e di Benedetto XVI, la cui visita risale al 17 gennaio del 2010, esattamente sei anni fa. «Non vedremo in prima fila le istituzioni ma la gente della comunità ebraica: da chi si occupa dei poveri ai giovani, fino agli ex deportati. Sarà una visita vera, non ingessata», aveva spiegato Fabio Perugia, portavoce della comunità ebraica di Roma, nel commentare l’annuncio ufficiale della visita del Papa, dato lo scorso mese di novembre. Francesco, nel messaggio inviato al rabbino Di Segni in occasione dell’invito alla messa di inizio pontificato, aveva scritto di «sperare vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal Concilio Vaticano II, in uno spirito di rinnovata collaborazione». Nel discorso ufficiale, rivolgendosi al rabbino capo di Roma Elio Toaff che lo aveva accolto in sinagoga, Karol Wojtyla definì gli ebrei come «fratelli maggiori» per i cristiani, spiegando: «La religione ebraica non è ‘estrinseca’ ma ‘intrinseca’ alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa dei rapporti che non abbiamo con nessun’altra religione. Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori». Lo stesso Toaff osservò poi che «nell’ebraismo, non ci sono santi ma soltanto giusti. Noi ebrei vogliamo sottolineare che niente si attaglia meglio alla figura di Giovanni Paolo II della qualifica di giusto». Quanto a Benedetto XVI, sei anni fa in Sinagoga esortò: «Siano sanate per sempre le piaghe di antisemitismo cristiano. Ebrei e cristiani hanno un grande patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici. Spetta a noi – ammonì Joseph Ratzinger – lavorare affinchè rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità». Ora, sarà la volta di Papa Francesco, che già più volte si è espresso sul rapporto fra cristiani ed ebrei. «L’antisemitismo è un peccato – ha ribadito Bergoglio – Il cristianesimo è fiorito dall’ebraismo: non puoi essere un vero cristiano se non riconosci le tue radici ebraiche».